Pubblico foltissimo, in visibilio per il gruppo londinese, simbolo dell’acid jazz
È finita con il pubblico sotto il palco, a ballare, cantare e battere il tempo, travolto dall’irresistibile energia di questo vecchio leone dei palchi di mezzo mondo, dai fumosi club di Londra a Montreux, dal Blue Note di Tokio o di Milano ai lounge bar di Singapore, “Lord Hammond”, James Taylor: alle undici meno un minuto parte lo spettacolo, a mezzanotte e ventinove l’ultima scrollata sull’organo, Hammond C3, originale, inglese, acid almeno quanto il protagonista della serata, espressamente recapitato da Genova sotto la guida di Toni La Camera, indiscusso numero uno – forse nel mondo – del settore Hammond, competenza e professionalità da far paura.
In mezzo, nell’ora e trenta cronometrata di spettacolo (prima del bis), tutta un’enciclopedia degli ultimi trent’anni di JTQ, brani che sono diventati simboli, tra colonne sonore, veri telefilm e film di spionaggio tutti immaginari, grandi firme (Herbie Hancock, Lalo Schifrin) e misconosciuti b-side che riprendono vita, trasformati e riplasmati in uno spettacolo compatto, che corre via veloce, senza un attimo di pausa, roba da non poter materialmente stare fermi, prima della raffica di hit serbata per finale: Green Onions, con il superbo assolo di Mark Cox alla chitarra, devota rilettura di Steve Cropper, che del classico rinverdito dai Blues Brothers è anche l’autore principale. Tributo al leggendario Booker T, pietra di paragone per qualsiasi organista, dopo la straordinaria versione di Time Is Tight, dolce, romantica, dai volumi attenuatissimi, lanciata da James Taylor in apertura.
Poi l’apoteosi finale: il pezzo che li ha resi veramente celebri, Theme from Starsky & Hutch, con il pubblico già letteralmente in visibilio; Blow Up, le origini (1987), risorti dalle ceneri dei Prisoners, il primo singolo, tema per il quale si era scomodato Herbie Hancock (con Jim Hall alla chitarra, Freddie Hubbard alla tromba, Jimmy Smith all’organo, tanto per capirsi) per il capolavoro di Michelangelo Antonioni, a degna conclusione di un’altra serata targata Eddie Lang, che ormai è garanzia di grandi concerti, e di spettacolo assicurato.
Note di gran merito anche per i dj, Marco Uptown e Massimo Petrarca, che hanno introdotto l’evento (e gestito l’attesa) con autentica sapienza musicale.
Prossimo appuntamento a Bojano, il 22, con Hannah Williams, voce nuova del soul inglese, per molti la nuova Janis Joplin, e i suoi robustissimi Tastemakers. (Fotografia di Marco Amicone)