Beffa in arrivo per i cassintegrati molisani. La Regione e le Banche stipulano una convenzione per l’anticipo delle somme dovute ma i rischi sono tutti a carico dei lavoratori. Sull’operazione pende la spada delle garanzie fideiussorie.
Il vero titolo di questo articolo non è quello che avente appena letto, ma doveva essere un altro: “Regione, banche e Cassa integrazione. Occhio lavoratori: indossate mutande di piombo”. Capiranno tuttavia i lettori che, passando il Giornale in rassegna stampa TV, sarebbe stato sconveniente per la televisione stessa e per lo sventurato collega cui fosse toccato, leggere la parola “mutande” per dare il buon giorno ai telespettatori. Detto questo, la sostanza non cambia. Mutande di piombo perché siamo di fronte alla ennesima presa per i fondelli della Regione Molise a danno non dei lavoratori molisani.
State a sentire che cosa si sono inventati. Poiché viviamo in una costante dimensione da presa per i fondelli, preparatevi al peggio. L’assessorato al lavoro, retto dall’ex segretario regionale della Cgil, Michele Petraroia, sta cercando di contrabbandare come un successo quella che in realtà è un fregatura bell’e buona. Per capire, tuttavia, bisogna fare un passo indietro.
Come abbiamo già scritto in passato, i lavoratori in cassa integrazione sono tra le categorie più disgraziate in circolazione poiché, oltre a fare i conti con la crisi, la mancanza di lavoro e le generali ristrettezze, devono sopportare le angherie di una burocrazia farlocca e parassitaria che si annida ad ogni livello negli uffici pubblici. Periferici e nazionali. Questo, tradotto per i non addetti ai lavori, significa tempi di attesa biblici per la liquidazione delle spettanze dovute. Mesi, se non addirittura tempi che vanno oltre l’anno di attesa. Questo vuol dire che un lavoratore in cassa integrazione a zero ore (che quindi non fa un minuto di lavoro) per mesi e, come è accaduto di recente, per un intero anno, non riceve un becco di un quattrino. Se non ha altre entrate, e magari moglie e figli a carico, a quel lavoratore non resta che scegliere il primo albero e appendersi per il collo. Perché a questi livelli siamo: alla pura e semplice disperazione.
Bene, per colmare il divario di tempo che decorre dalla maturazione del diritto al compenso e quello della effettiva erogazione da parte dell’Inps, la Regione Molise ha pensato di stipulare una apposita convenzione (come già avvenuto in passato) con quelle associazioni caritatevoli che sono le banche, al fine di consentire l’anticipo del trattamento spettante sino alla somma massima di seimila euro complessivi e con un massimo mensile di 900. A parte la somma, l’unica cosa che traspare con chiarezza dalla comunicazione divulgata da Petraroia, è che gli oneri finanziari dell’operazione saranno a carico della Regione. In pratica gli interessi per l’anticipazione di capitale, è la Regione che li paga alle banche.
E allora, direte? Visti i tempi che corrono bisognerebbe dare una medaglia d’oro alla Regione, una a Petraroia e una alle banche per questo gesto caritatevole. Eppure la fregatura è dietro l’angolo. Ecco perché in casi come questi è sempre meglio indossare pesantissime mutande di piombo. Se leggete la convenzione (e noi lo abbiamo fatto più volte), vi renderete conto che siamo dinanzi ad una semplice apertura di credito, rispetto alla quale tutti i rischi sono a carico del lavoratore. A partire dalle garanzie che verranno chieste in sede di apertura del conto. Tanto è vero che la convenzione sbandierata in gran pompa dalla Regione, prevede espressamente che: “In caso di mancato accoglimento della richiesta di integrazione salariale straordinaria (…) la banca potrà richiedere l’importo dell’intero debito relativo all’anticipazione al lavoratore che provvederà ad estinguerlo entro quindici giorni dalla richiesta”.
Senza dilungarci oltre, ma semplicemente mettendo in evidenza il fatto che chi si trova in cassa integrazione e non riesce a sbarcare il lunario è spesso un soggetto economicamente debole e privo di garanzie, quello che rileva è la faciloneria con la quale da parte dell’assessorato si propaganda una iniziativa alla quale nemmeno la Regione crede. Qualora l’intervento regionale fosse stato serio e non propagandistico (la somma stanziata per gli interessi è di soli 100mila euro a fronte di milioni di cassa integrazione), sarebbe stata la stessa Regione a porsi come garante dei lavoratori, sollevando questi dal rilascio di ogni garanzia. Perché il paradosso, per qualche lavoratore, è questo: essere costretto a garantire la banca magari con un immobile sul quale alla stessa banca si stanno già pagando gli interessi dovuti al mutuo per l’acquisto. Una spirale perversa e senza fine al cospetto della quale i lavoratori rischiano di uscire con le ossa rotte. Eppure la stessa convenzione prevede che la Regione possa costituire un apposito fondo di garanzia. Perché la Regione non lo ha fatto? Ce lo dicano dall’Assessorato al lavoro, dal quale è partito il miliardesimo comunicato stampa col quale, in questa circostanza, si rende noto che lunedì 9 febbraio alle 12,30, presso la sede dell’Assessorato, il presidente dell’ABI Molise, dott. Tommaso Palumbo, illustrerà alle parti sociali le modalità per accedere all’anticipo della cassa integrazione. Vogliamo sperare che tra le parti sociali (sic!), ve ne sia almeno una che faccia al dott. Palumbo e a Petraroia questa domanda: le garanzie, per l’apertura di credito sul conto anticipi, chi le fornirà? Ecco, noi aspettiamo la loro risposta.