Fatture false e maxi truffa all’Ittierre. Nuovo rinvio al prossimo 3 maggio, alle 11,30, per il processo a carico dei sette imputati, accusati di aver messo in piedi un ingegnoso sistema per portare via soldi al gigante della moda di Pettoranello.
L’assenza di un difensore, impegnato fuori Isernia per un altro processo, ha costretto il giudice Ruscito a rinviare la prima udienza, ma il magistrato ha già fissato il calendario dei prossimi appuntamenti. Si parte il 13 maggio, con l’ascolto delle Fiamme Gialle che curarono le indagini. Secondo appuntamento il 10 giugno, ancora con i testimoni dell’accusa. Nuova udienza l’otto luglio con la comparsa dei restanti testi.
Il giudice Ruscito lo ha sottolineato in udienza: è una corsa contro il tempo perchè il processo è a rischio prescrizione e, a tale scopo, l’avvocato Messere, che rappresenta la parte civile dei commissari, ha chiesto e ottenuto la sospensione dei termini.
Come si ricorderà il processo è relativo ad una maxitruffa con emissione di false fatture per dieci milioni da parte di quattro aziende fasoniste dell’Ittierre, due delle quali modenesi. In cambio delle fatture false uno dei due ex dipendenti infedeli, oggi imputati, avrebbe incassato delle sostanziose mazzette. Ma, non fidandosi del complice, le avrebbe pretese in assegni circolari e per questo è stato inchiodato alle sue responsabilità.
Il processo, che coinvolge il colosso del tessile al centro di un complesso iter di concordato e ammessa alla procedura di amministrazione era già stato rinviato dal giudice per difetto di notifica per 4 dei 7 imputati: ex dipendenti, consulenti, produttori esterni e fasonisti, sei dei quali imputati per truffa aggravata in concorso e, in un caso, di riciclaggio.
In particolare, secondo le indagini delle fiamme gialle molisane, al centro della maxitruffa da dieci milioni ci sono due aziende modenesi, una di Isernia e una di Perugia che dal 2008 al 2010 hanno emesso fatture gonfiate su forniture minime o inesistenti rispetto a quanto dichiarato, che venivano contabilizzate da due dipendenti infedeli dell’industria di Pettoranello, specializzata in produzione per l’alta moda. Secondo la ricostruzione, i dipendenti infedeli della Ittierre avevano il compito di attestare la bontà delle false fatture emesse dalle quattro società, che percepivano quindi introiti per prestazioni o cessioni mai effettuate alla società tessile molisana. Le aziende fatturavano forniture di prodotti o di prestazioni sui capi in cambio di un’attività inesistente. Il pm Federico Scioli della Procura di Isernia e le fiamme gialle hanno evidenziato che l’importanza della frode assume maggiore rilievo se si considera che, negli anni al centro dell’indagine la società molisana ha affrontato profonde difficoltà economiche, fino al punto di ricorrere alla Legge Marzano per le grandi imprese in crisi.