di Giovanni Petta
Applausi a scena aperta per gli attori che hanno messo in scena “E’ mmenute Celesctrine” di Vincenzo Viti. Auditorium pieno fino all’inverosimile e necessità di aggiungere sedie mobili alle 700 poltrone della sala. Il pubblico isernino e i molisani in genere hanno bisogno di cultura, hanno voglia di condividere con tutta la comunità i momenti di approfondimento personale e di confronto con i temi che gli artisti portano in palcoscenico. Isernia può permettersi uno spazio di cultura così ampio e la nostra terra può vivere di cultura: questa verità così semplice è dimostrata dai cantanti, dagli autori, dagli attori, dai musicisti, dai danzatori e dalle scuole isernine. Una verità così semplice che i politici non hanno mai capito e che continuano a non capire perché, pur sorpresi da tanta partecipazione, lasciano ancora il “progetto”, l'”idea” nel pericoloso alveo dell’improvvisazione. Quando tale evidenza diventerà politica forse la smetteremo di sognare industrie e posti di lavoro statali e vivremo gratificati e soddisfatti dal nostro offrire servizi di qualità e accoglienza al resto d’Italia.
E’ mmenute Celesctrine è stata un’altra dimostrazione in questo senso. Una commedia del secolo scorso che racconta delle vita e delle condizioni economiche difficili dei nostri avi, che ci insegna la concretezza e la crudeltà della convivenza civile, seguita con attenzione divertita da un pubblico numerosissimo.
Giampaolo D’Uva ha voluto riprendere la commedia di Vincenzo Viti perché stimolato da due sindaci. Sia Melogli che Brasiello, infatti, gli hanno chiesto di portare le opere più importanti del teatro isernino all’auditorium.
Ha voluto inoltre proporre ai suoi concittadini tale opera perché ritiene necessario riproporla per poi passare in rassegna, in ordine cronologico, Mo z’ sposa Celesctrine di d’Acunto e Su matrimonio nzara fa, opere fondamentali per chi volesse capire quanto accaduto nella storia e nella cultura popolare della nostra città nel corso del Novecento.
I personaggi di E’ mmenute Celesctrine sono tutti protagonisti. Ognuno ha una fisionomia ben delineata e porta in scena la saggezza, i desideri, le angosce, i turbamenti, le privazioni dell’umanità che ha vissuto in Isernia nel secolo scorso.
Divertente e convincente la prestazione di tutti gli attori in scena: Carmelina Di Florio, Luciano Ricchiuti, Nicola Ciarlante, Annamaria Iannone, Angela Di Gneo, Roberta Pugliese, Giampaolo D’Uva, Raffaele D’Angelo, Salvatore Rossi, Alessandro Passarelli.
Quanta attualità nelle battute portate in scena! La necessità di un miracolo, per la salvezza degli emigranti italiani che andavano verso l’America e superavano a stento Gibilterra, per esempio, veniva recitata contemporaneamente all’arrivo delle notizie tragiche e dolorose di quanto accaduto nel Canale di Sicilia.