L’11 maggio del 1945, lo storico ritrovamento delle reliquie di San Timoteo, riportate alla luce durante i lavori per la sistemazione della cripta della cattedrale.
Settanta anni dopo la parrocchia intitolata al compatrono della città e della Diocesi ha celebrato la ricorrenza con una lunga serie di eventi religiosi e di convegni.
Per celebrare l’evento è arrivato in città il cardinale, Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro e vicario generale di Papa Francesco per la città del Vaticano. ”I Santi – ha affermato il cardinale Comastri – bisogna continuamente ritrovarli perché li abbiamo un po’ smarriti. Al posto dei Santi oggi sono state messe le persone di successo, anche se sono frivole, vuote e volgari. Questa situazione crea lo sbandamento attuale. Ritorniamo ai Santi come San Timoteo attraverso la lealtà, la limpidezza, l’onestà, lo spirito di sacrificio che sono valori indispensabili per poter vivere bene”.
Il cardinale Comastri ha presieduto la messa solenne con il vescovo, Gianfranco De Luca, il parroco don Benito Giorgetta e i sacerdoti della Diocesi. Presenti numerose associazioni in una chiesa affollatissima di fedeli. Nel tempo Comastri ha condiviso tante esperienze con Papa San Giovanni Paolo II che lo ha nominato vicario generale in Vaticano e con la beata Madre Teresa di Calcutta della quale si riconosce come figlio spirituale.
Di Papa Wojtyla ha parlato dell’ultimo incontro avvenuto sulla soglia della morte, era il primo aprile 2005 e il pontefice sarebbe morto il giorno dopo: ”Sofferente, respirava con fatica, un medico gli insufflava ossigeno e io in ginocchio chiesi una benedizione e vidi una mano gonfia che si alzava e ricadeva. Vedo ancora quegli occhi sereni, lui stava per morire pieno di felicità. Mi sono chiesto perché. Giovanni Paolo II da credente era consapevole che la morte rappresenta un salto tra braccia di Dio, il sogno della sua vita. E un altro motivo, era contento di aver speso tutta la sua vita per il Signore, la consolazione più grande, in quel momento l’unica cosa che conta è il bene fatto e lui lo sentiva”.
Di Madre Teresa Comastri ha ricordato l’ultima intervista alla quale fui testimone: il 22 maggio 1997 e il 5 settembre successivo lei avrebbe raggiunto la casa del Padre. Il giorno più bello della sua vita? ”Oggi – rispose – perché ieri non ce l’ho più e domani non so se l’avrò e oggi posso fare ancora del bene”. Quale il segreto felicità? ”Uscire dalla gabbia dell’egoismo, la gabbia dell’infelicità. Io la sfido – disse madre Teresa al giornalista – non potrà trovare un egoista felice in tutto il mondo. Solo facendo del bene si può vivere felice. Chi dice che ai giovani soldi e divertimenti rendono felici dice una menzogna”.
Quasi un anno fa la visita di Papa Francesco in Molise, un pontefice riconosciuto universalmente come il Papa dei poveri. Ma per la Chiesa che cos’è la povertà? ”La povertà – ha osservato Angelo Comastri – nasce dalla scoperta della vera ricchezza. San Francesco non era povero perché disprezzava il mondo, ha cantato la creazione. La ricchezza, come dice sempre il Papa, è Dio, solo con Dio nel cuore si è felici e lo si può incontrare solo attraverso gesù. Un Dio che vuole semplicità, tutto il resto è cornice”.
Infine, Comastri ha evidenziato anche il senso della devozione mariana per l’uomo di oggi. ”La Madonna è la prima credente, la guida più sicura per arrivare al Signore. E’ stata la donna più felice della storia umana perché ha aperto il cuore a Dio. Nel suo grande momento, quando ha detto ’eccomi sono la serva’ è diventata libera, Dio dà libertà, una strada di libertà e Maria la insegna seguire, tanto che la devozione mariana è quanto di più intelligente possiamo fare”.