La storia infinita del funzionamento del Pronto soccorso dell’ospedale di Isernia finisce sul tavolo del procuratore capo, Albano.
Infatti Lucio Pastore, medico del Pronto soccorso e portavoce del comitato Isernia Bene Comune, ha avuto un incontro con il magistrato, chiesto per segnalare anche alla giustizia lo stato di pericolo per la salute puublica che potrebbe essere causato dal trasferimento di alcuni dei medici dal Pronto soccorso del Veneziale a quello del Santissimo Rosario di Venafro. Decisione, com’è noto, presa dalla dirigenza dell’Asrem.
In sostanza, Pastore ha fatto suonare il campanellino d’allarme in procura: attenti che, se succede qualcosa, non è certo colpa dei medici, ma di chi li ha spostati a Venafro, riducendo le capacità di azione del Pronto soccorso isernino.
È chiaro che si parla di ipotesi e la magistratura non agisce sulle ipotesi, ma sui fatti o sulle denunce. Per questo l’incontro è stato interlocutorio, in quanto Albano ha detto a Pastore: avete fatto bene a informarci, ma questo per ora non è sufficiente a far partire un’indagine. Insomma, come insegna la storia italiana, se non ci scappa prima il morto è davvero difficile che qualcuno si dia da fare in maniera preventiva. E il rischio che ci scappi il morto c’è tutto, con un Pronto soccorso depotenziato che non potrà più fare affidamento sul pieno organico dei suoi medici.
A questo punto la palla passa a Pirazzoli, il direttore generale che, però, risponde così: ho le mani legate, c’è una ordinanza del Tar da rispettare.
L’ordinanza è quella che impone all’Asrem di non toccare il Santissimo Rosario, fino alla decisione di merito sul ricorso presentato dal comitato popolare in difesa dell’ospedale venafrano.
In conclusione il pericolo per chi abbia la sfortuna di dover far ricorso agli ospedali, di Isernia o Venafro, resta per intero.