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domenica, Dicembre 22, 2024

Consiglio regionale: la legge “Di Domenico”, un salasso che costa ai molisani 14 milioni di euro all’anno

AperturaConsiglio regionale: la legge "Di Domenico", un salasso che costa ai molisani 14 milioni di euro all'anno

 

di MICHELE TUONO

Una legge regionale del 2002, ideata da Tommaso Di Domenico, tiene in piedi un Consiglio che costa 14 milioni di euro l’anno. Cinque milioni il costo dei consiglieri. Due milioni e 112 mila euro ai Gruppi consiliari. 

C’è il rischio che il gesto di Paolo Di Laura Frattura, dimessosi pochi giorni fa dal Consiglio regionale, vada disperso nella palude della peggiore politica, tra gli ostruzionismi e le tattiche di questa stagione morta, in cui le idee si confondono con i veti e le ripicche; e i progetti, i programmi, le soluzioni, perfino le prospettive di vittoria, lasciano il posto alle ambizioni e ai personalismi.

In un quadro così desolante il gesto di Frattura, non a caso duramente contestato e messo in cattiva luce da certi suoi avversari, va compreso nel suo reale significato, e letto come un’azione che se certamente non riuscirà a riconciliare del tutto i cittadini con la politica, può diventare un segnale importante, l’inizio, o l’indizio, di un’inversione di tendenza.

È, soprattutto, un gesto che mette di fronte alle sue responsabilità chi continua a esercitarsi in appelli e denunce sulla casta e sulla cattiva politica, tenendo le terga ben ancorate alla propria poltrona e rifiutando di dare forza ai suoi proclami con un atto ben più significativo dei ritagli di giornale e dei comunicati stampa.

Ma non faremmo torto a Frattura se delle sue dimissioni volessimo prendere in considerazione anche l’aspetto più materiale. Perché dimettendosi da consigliere regionale Frattura ha rinunciato a una bella somma di denaro, fino alla concorrenza di alcune decine di migliaia di euro.

Non è poco in un mondo, quello della politica, dove il saccheggio sembra essere diventato una delle attività più diffuse. E comunque la regola dice di restare in sella fino all’ultimo minuto, fino all’ultimo centesimo.

Né si ricordano negli ultimi quarant’anni, qui da noi, rinunce o dimissioni di qualcuno da qualcosa: incarichi e doppi incarichi, compensi e doppi compensi, vitalizi e doppi vitalizi. Quindi un primo punto, a suo favore, Paolo Di Laura Frattura lo incassa senza discussioni. Tanto più rispetto al comportamento degli altri ventinove consiglieri che rimangono imperterriti al loro posto, in un Consiglio delegittimato da due sentenze e tenuto acrobaticamente in piedi da una legge regionale (quella escogitata da Tommaso Di Domenico nel 2002) che sembra improntata più alla scaltrezza che alle ragioni del diritto, tesa più a preservare i privilegi della casta – a costi altissimi – che a garantire il corretto svolgimento della democrazia.

Costi che parlano da soli, senza neanche voler ricorrere a tutta la letteratura popolare sulla “casta”. Nel bilancio del 2012 al Consiglio Regionale sono destinati quattordici milioni di euro, di cui quasi cinque alla voce “Competenze oneri per i consiglieri regionali”; e due milioni e 112 mila per i gruppi consiliari. Spese che qualcuno ha quantificato in 450 mila euro al mese. Che corrispondono – se proprio vogliamo fare i populisti – al reddito mensile di 7-800 giovani precari molisani, magari con laurea a Oxford e master a Boston.

E c’è poco da dire. Sono queste iniquità – come frustate in pieno viso per le famiglie che spaccano il centesimo e combattono tutti i giorni, per i negozi e le botteghe che chiudono, per le fabbriche e le imprese che lasciano la gente a casa, per i giovani cervelli e gli infiniti talenti molisani dispersi per il mondo che non riescono a trovare la via del ritorno – che alimentano il disimpegno, la deriva qualunquista, l’antipolitica che si nutre di sfiducia e risentimento, rifiuto per tutto quello che sa di politica e di istituzioni, proprio quando di politica, di buona politica, c’è più bisogno.

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