Con una intervista rilasciata in esclusiva al Giornale del Molise, Massimo Romano annuncia il proprio ritorno alla politica attiva. Il fondatore di Costruire democrazia traccia un bilancio della legislatura regionale giunta al giro di boa e, col suo classico stile, schietto e diretto, mette a nudo i protagonisti di questi anni. Da Frattura a Petraroia, da Ruta a Leva ad Antonio Di Pietro.
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Incontriamo Massimo Romano nel suo studio da avvocato. E’ qui che passa le sue giornate, diviso tra codici a Tribunale. Qui sono passati già due anni e mezzo da quando, in occasione delle Regionali 2013, la sua parabola politica subì una durissima interruzione. Con una scelta coraggiosa, a quel tempo Romano decise per la corsa in solitaria. Rinunciando alla candidatura nella lista proporzionale ma, correndo solo come presidente, rinunciò ad un seggio sicuro in Consiglio regionale pagando un dazio pesantissimo. Dopo due anni e mezzo, tuttavia, la politica è per Massimo Romano una brace che non si è mai spenta. Dietro gli occhiali, quando parla, gli si stringono gli occhi come se dovesse prendere la mira e, ad ogni sillaba che pronuncia, parte uno spillo che trafigge i suoi avversari politici. Quelli di un tempo passato e quelli che lo troveranno sulla strada in un prossimo futuro.
Allora, Massimo Romano, siamo al giro di boa della legislatura regionale. Molti ricordano il suo impegno e qualcuno aspetta il suo ritorno sulla scena politica. Lei che fa?
Sono gratificato dal fatto che il mio impegno ancora oggi venga ricordato. In questo tempo ho mantenuto un profilo basso senza però rinunciare ad alcune battaglie di carattere civico che, in talune circostanze, hanno coinciso anche con la mia professione (Romano è avvocato, ndr). Sul piano politico, registro una drammatica assenza di voci fuori dal coro. Il mio impegno per il futuro sarà quindi quello di ricostruire un’area politica che possa rappresentare per il Molise qualcosa di più di quello che c’è oggi. Occorre una novità e nelle prossime settimane verrà resa nota.
Pensa di ripartire dall’esperienza di Costruire democrazia?
L’epilogo di Costruire democrazia è quasi farsesco se guardo allo sbocco personale di molti che insieme a me hanno condiviso quella esperienza. Premesso che anche quel modulo organizzativo necessita di un aggiornamento, registro come dopo due anni e mezzo il senso di quelle battaglie e il programma presentato alle regionali del 2013 siano ancora attuali. Cito solo due questioni: la tutela dell’ambiente, con riferimento particolare alle centrali a biomasse, e la tutela dell’acqua pubblico come risorsa per lo sviluppo del Molise.
Come pensa di muoversi e quindi di aggregare la pubblica opinione?
Oggi non esistono più schemi di partito o ideologici. Nessuna aggregazione di partiti e nessuno schema calato dal livello nazionale, quindi, ma una aggregazione che tenga conto dei temi e degli argomenti. L’esempio delle biomasse è sintomatico. A fronte di una classe politica che, salvo qualche eccezione, è stata sorda rispetto al tema, c’è stata una forte reazione di popolo che ha indotto la Regione alla marcia indietro. Per superare l’inerzia del presidente della Regione, che aveva ricevuto dal Consiglio regionale all’unanimità il mandato a bloccare tutti i procedimenti di autorizzazione delle Centrali, sono scese in piazza circa cinquemila persone che hanno poi attivato un presidio di quaranta giorni nell’area matesina destinata agli impianti. Successivamente la protesta si è estesa ad una decina di comuni, alla provincia di Campobasso e agli imprenditori dell’agroalimentare. Queste realtà si sono unite per un obiettivo comune e non di certo per fare un piacere alla parte avversa a Frattura. Uno schema che ha avuto successo e che sento di condividere. Adesso qualcosa di analogo, un nuovo processo di aggregazione, sta avvenendo sulla questione dell’acqua pubblica e sulla costituzione dell’Egam.
Biomasse e gestione dell’acqua. Il sospetto è sempre il solito, quello di un esercizio della funzione pubblica che confina con l’interesse privato. Un intreccio che lei ha sempre combattuto facendone un cavallo di battaglia del suo impegno politico. Trova ancora attuale, il tema?
In questi due anni e mezzo l’intreccio si è ulteriormente aggravato. Siamo davanti alla privatizzazione degli snodi della decisione pubblica. Siamo davanti ad un assetto privato i cui titolari sono stati posti ai vertici delle istituzioni. Lo dico con rispetto per le professionalità, ma è difficile, ad esempio, pensare che tu possa nominare un tuo storico socio, conferendogli responsabilità da cui dipendono decine di servizi, e poi sostenere di ignorare quanto accade per le società interessate agli impianti a biomasse. Sia la società Civitas, sia la Biocom per altre ragioni, sono un esempio degli intrecci che riguardano il presidente della Regione. Sono un esempio che rende difficile pensare che ci sia una proiezione di interesse pubblico scevro dagli interessi privati.
A proposito di Biocom. La scorsa estate il consigliere Lattanzio ha reso pubblica la notizia dell’archiviazione del procedimento che ha coinvolto il presidente Frattura. Quest’ultimo, tuttavia, sulla vicenda tace, ignorando la richiesta di chiarezza che viene dalla pubblica opinione. Lei cosa ne pensa?
Mi stupisce sia il silenzio di Frattura sia quello degli organi di informazione (a questo fanno eccezione Telemolise e il Giornale del Molise, ndr) che avrebbero dovuto pretendere chiarezza. Non è una vicenda privata che riguarda Frattura ma una vicenda pubblica che riguarda il presidente della Regione, e questo a prescindere dal risvolto penale. Un presidente che ha avuto tanti interessi privati è un presidente dimezzato. Un presidente che qualunque cosa faccia lascia dietro di se l’ombra di un interesse privato che concorre, se non prevale su quello pubblico. In questo senso penso anche al progetto di metropolitana leggera o ad alcuni progetti urbanistici su Campobasso.
Alla confusione tra pubblico e privato si aggiunge la confusione sul piano politico. Penso alla vicenda “Molise di tutti” dove stanno sia Frattura, sponsorizzato da Antonio Di Pietro, sia lo stesso Di Pietro che si candida alla successione di Frattura. Nel PD ormai siamo al corpo a corpo, al tutti contro tutti. I grillini sono isolati. L’opposizione di centrodestra in pratica non esiste. Allora, siamo davanti ad un Molise che rappresenta un deserto politico, opporre dinanzi ad una autostrada per un progetto radicalmente alternativo?
E’ difficile ricostruire su queste macerie, su un disastro completo. Non so se ci sia un’autostrada. La mia vicenda alle ultime regionali mi ha provato molto. Ho cercato di dare un segno, ho provato a dire ai cittadini molisani, rinunciando ad un seggio sicuro, che i nuovi sarebbero stati peggio dei vecchi. In quella circostanza, non senza malafede, mi si accusò di presunzione. Com’è andata è sotto gli occhi di tutti e oggi Frattura più che dai presunti nemici farebbe bene a guardarsi dai suoi compagni di viaggio. L’avventura di Frattura alla presidenza della Regione, mi pare evidente, è ormai giunta al capolinea per una incapacità di sintonizzarsi con l’opinione pubblica. Questo sia in termini di una maggiore sobrietà nei comportamenti, sia per la mancanza di risposte politiche, sia per la incapacità di dialogo. In tutto questo non pensino i Ruta e i Leva, che hanno creato Frattura e con lui hanno condiviso tutto questo percorso politico – ma nemmeno Di Pietro – di potersi rifare una verginità prendendo oggi le distanze. Non puoi accusare il governo regionale di spartizioni, come ha fatto Di Pietro, se poi a queste spartizioni vi concorri, sia che si tratti di lottizzare i CdA, sia che si rivendichino posti in Giunta. Il fatto che in Giunta l’unico assessore esterno faccia riferimento a Di Pietro la dice lunga su questo tema. Non mi pare che i dipietristi si siano distinti, fosse anche per un solo voto difforme, dall’operato del governo regionale. Mi fa inorridire la retorica di un Danilo Leva o di un Roberto Ruta che oggi parlano contro Frattura. Loro sapevano benissimo di che pasta fosse fatta questa coalizione. Pur di conquistare un seggio alla Camera e al Senato gli è stato bene l’accordo con le forze di centrodestra che fanno capo all’eurodeputato di Forza Italia, Aldo Patriciello. Oggi vorrebbero farci credere che si sono svegliati da un brutto incubo? Pensavano fosse un sogno? Allora, delle due l’una: o erano in una condizione alterata prima o pensano di darcela a bere oggi.
Facciamo un passo indietro. La sua candidatura alla Presidenza della Regione ha mostrato un limite: da soli non si va da nessuna parte. Un sistema di relazioni è comunque necessario. Se si dovesse candidare nuovamente, chi potrebbero essere i suoi compagni di viaggio?
E’ indubbiamente un tema che c’è e va affrontato, soprattutto perché intorno a Frattura si sono saldati interessi di carattere privato che gli hanno consentito di vincere.
Cosa intende per interesse privato?
Non necessariamente un interesse di carattere economico ma anche politico. Politico di carattere individuale. Gli attuali parlamentari Leva e Ruta, hanno accettato quell’assetto di gioco. Rivelo un retroscena che non è stato mai reso noto. In vista delle Regionali 2013 il sottoscritto, insieme ai vertici di allora del PD, era addivenuto ad una candidatura alternativa a Frattura. Si fece anche un nome che a me sarebbe andato bene e che non intendo ora rivelare.
Possiamo quindi dire che siete stati ad un passo dall’accordo tra PD e Costruire Democrazia?
Si, certamente. Poi in una notte Ruta e Leva hanno fatto marcia indietro e non hanno mai spiegato il perché.
Davanti ad un quadro politico così fragile, c’è la possibilità che si vada ad elezioni regionali anticipate?
Lo escludo per un motivo bene preciso: non c’è nessuno in Consiglio regionale disposto a rinunciare alla propria posizione. So per certa però una cosa: Frattura non cadrà per mano degli avversari ma per mano dei suoi più stretti alleati politici. E non mi riferisco solo a Leva e Ruta e a una parte del PD. E’ sin troppo evidente che Frattura fa da parafulmine a tutto e ci sono vertici della Regione che appaiono davanti alle telecamere quando c’è da pubblicizzare qualche presunto risultato positivo e se la danno a gambe quando si tratta di condividere responsabilità politiche negative. Frattura farebbe bene ad aprire gli occhi.
C’è una foto che ritrae lei, Frattura e l’attuale assessore al Lavoro, Petraroia, nell’atto di consegnare a Frattura una bandiera rossa. Vista oggi non sembra una foto di un secolo fa, ma di prima della scoperta dell’America.
Mi sembra un oltraggio alla bandiera rossa. Vedendo il Petraroia di oggi ho rimpianto e nostalgia per quello che ho visto al lavoro quando era all’opposizione in Consiglio regionale. Penso alle battaglie che fece in tema di legalità e ambiente, ad esempio. La morte di quel Petraroia ha costituito la morte di un pezzo di importante di società civile molisana che si è appiattita esattamente come si è appiattito lui sul più becero esercizio del potere. Non c’è una cosa che faccia Petraroia che sia coerente con le battaglie precedenti. Ripeto: è drammatico l’appiattimento di Petraroia sui temi dell’ambiente e l’incapacità a offrire risposte sul tema occupazionale. Prendiamo ad esempio il caso “Garanzia Giovani”. La risposta non può essere quella data da Petraroia: “Se qualcuno ha sbagliato paghi”. Questo dimostra che manca letteralmente il polso politico della situazione.
Un’altra situazione resa drammatica dal duo Frattura-Petraroia è quella della Gam. Da dicembre 2013 dicono che è imminente la soluzione del problema. Dissero che il bando per la Gam era imminente e a tutt’oggi non c’è traccia.
Romano, tra i suoi elettori qualcuno è rimasto disorientato da alcune sue scelte ondivaghe. Si è parlato di un avvicinamento a Iorio e, in occasione delle elezioni amministrative di Campobasso, la sua scelta di appoggiare un esponente della Giunta Iorio, Michele Scasserra, non è apparsa chiara.
A Campobasso va ricordato che ben dodici consiglieri uscenti della ex amministrazione Di Bartolomeo si sono collocati, senza alcuna soluzione di continuità, nel centrosinistra che poi ha vinto. Una operazione benedetta dal “Molise di tutti” di Frattura che ha determinato uno smarrimento di ogni forma e logica di coalizione. Il passaggio di Campobasso è stato traumatico e la coalizione civica a cui ho collaborato è nata da rapporti personali con l’ex assessore Scasserra e sulla comune intesa sulle cose da fare. Quanto a Iorio, invece, non c’è stato alcun rapporto.
Dopo due anni e mezzo, siamo al giro di boa della legislatura regionale. Chi vuole ripartire lo deve fare ora: che tempi lei si è dato?
Faccio una battuta: in realtà non me ne sono mai andato! Tornando seri, credo che il mio ritorno in politica abbia senso non per la mia vicenda personale, né per un desiderio di rivalsa che non ho, ma perché sia necessario ricostruire una idea di politica basata su un rapporto fiduciario e coerente tra cittadini ed eletti. Non si può dire in campagna elettorale, ad esempio, mi dimezzo l’indennità e poi non farlo. Non si può garantire, facendo un altro esempio, l’ospedale di Venafro, firmando addirittura un contratto, e poi ammettere di aver firmato senza averlo letto. C’è la possibilità di ripartire da un piano di salvataggio del Molise a cominciare da temi concreti come quello dell’acqua che può essere il petrolio del Molise. Adesso non bisogna più perdere tempo.
“Non bisogna più perdere tempo”. Non le sembra che il primo a non doverne perdere più sia proprio lei?
Si.