0.8 C
Campobasso
domenica, Dicembre 22, 2024

Garanzia Giovani, pagliacciata senza fine. Parlano i protagonisti: “Due mesi di lavoro e nemmeno un centesimo dalla Regione”

AperturaGaranzia Giovani, pagliacciata senza fine. Parlano i protagonisti: “Due mesi di lavoro e nemmeno un centesimo dalla Regione”

KEITH MOON 2 al Festival dell'Isola di Wight, 1970di PASQUALE DI BELLO

Torna di attualità il progetto “Garanzia Giovani”, destinato ad affrontare il dramma dei giovani disoccupati. Ai disservizi di cui il Giornale del Molise si è già occupato, adesso si aggiunge il tema del mancato pagamento delle mensilità lavorate. La denuncia di una giovane laureata e aspirante avvocato.

Si sgretola il muro attorno a “Garanzia Giovani”. Sul piano messo in campo dalla Regione Molise per combattere la disoccupazione giovanile, viene assestata una durissima e solenne picconata. A farlo è proprio uno di quei giovani che, letteralmente presi per i fondelli dalle ciance contrabbandate per opportunità di lavoro, stanno pagando sulla propria pelle la totale incapacità e approssimazione di una classe politica inetta e traffichina. Laureata in giurisprudenza e in corsa per l’esame da avvocato, fidanzata e con un progetto di vita paralizzato dalla assenza di qualsivoglia opportunità lavorativa, costretta a vivere con i genitori proprio per questa mancanza di indipendenza economica. Debora Di Rienzo, trent’anni, vive a Campobasso ed è l’identikit perfetto di quanti hanno creduto in un progetto che, nato dall’Unione Europea, è stato poi declinato nei vari stati membri e nelle relative regioni. L’idea, teoricamente valida, quella di formare una classe di giovani da avviare successivamente al lavoro, se è naufragata in tutta Italia, in Molise è affondata ancor prima di nascere. Proprio dal “Giornale del Molise” abbiamo denunciato i grossolani errori che sin dalla partenza del piano “Garanzia Giovani” hanno investito l’Agenzia Regionale Molise Lavoro, a cui la Regione ha affidato la gestione del progetto, e l’Assessorato al Lavoro, a cui il progetto è stato assegnato dal Governo nazionale.

In particolare, l’inchiesta del Giornale si è concentrata sui tirocini extracurriculari, il segmento più sostanzioso del progetto al quale anche la nostra interlocutrice ha come molti aderito. Come molti, questa è la conclusione amara e rabbiosa, Debora Di Rienzo è rimasta profondamente delusa. Dopo oltre due mesi (il suo tirocinio presso uno studio legale è iniziato il primo agosto scorso), dei 450 euro dovuti ogni trenta giorni, lei non ha visto un quattrino. Mossa dalla necessità di un chiarimento, Debora si è trovata incastrata e palleggiata dalla burocrazia, dalle chiacchiere e dalla infernale confusione che intorno a questo progetto continua a regnare sovrana.

Prima tappa all’Agenzia Molise Lavoro dove comunicano all’interessata di aver dato mandato all’INPS il 6 ottobre. A dare la notizia la stessa direttrice dell’Agenzia: Gabriella Guacci. Rivoltasi tuttavia all’INPS, l’interessata scopre di essere l’equivalente di una perfetta sconosciuta. Le viene risposto che dei quattrini di cui parla l’Agenzia Molise Lavoro, e che dovrebbero essere liquidati ogni 15 del mese, loro non sanno un fico secco e beato. “Ti costringono ad andare via dal Molise”, sbotta Debora. “Ho creduto in questo progetto, in questa opportunità, ma alla luce di quanto accaduto a me personalmente, e delle lamentele che ho raccolto da altre persone, ne sono profondamente delusa”. “Non è un progetto di avviamento al lavoro, ma solo un espediente per dare un contentino, un’illusione a molti giovani”.

Quello che dice Debora Di Rienzo era purtroppo ampiamente prevedibile. Come abbiamo già scritto, e come riscriviamo, un progetto destinato all’avviamento al lavoro, in un mercato senza reali possibilità, è solo una gigantesca presa per il culo di stampo clientelare. Un’espediente per assicurarsi da un lato manodopera a buon mercato e, dall’altro, per colossali speculazioni elettorali. In mezzo non c’è niente, se non la disperazione di giovani come Debora, costretti ad emigrare come i loro nonni, e l’accetta piantata dalla politica sulla testa dei lavoratori.

Poscritto. L’immagine a corredo dell’articolo, è quella di Keith Moon, il mitico batterista degli Who, ritratto in occasione del Festival all’Isola di Wight del 1970. Con la sola eccezione di Antonio Federico, che suona la chitarra e ama il blues, lo diciamo a beneficio di Lorsignori che, se avessero ascoltato un po’ di musica Rock, sarebbero decisamente migliori.

Ultime Notizie