Tra un anno saremo in piena campagna elettorale e i giochi si cominceranno a sparigliare. Sarà dallo stesso PD che faranno cuocere Frattura a fuoco lento. Alleati e collaboratori fedeli, compagni di partito e cordata: nessuno vorrà assumersi le responsabilità di un presidente accentratore. Frattura tenterà la via di fuga a Roma, in Parlamento, sotto l’ala di Renzi, ma non è detto che ci riesca.
“L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando: è questa la novità”. Lucio Dalla ci perdonerà se prendiamo in prestito le sue parole, indimenticabili, per parlare del presidente Frattura che, al contrario, tra un anno esatto sarà invece bell’e dimenticato. Il 2016, l’anno che sta arrivando, sarà per lui un anno a bagnomaria. Egli credere di essere il protagonista della propria padella, determinando modi e tempi di cottura; in realtà si trova, come nella cottura a bagnomaria, in una padella messa dentro una padella più grande dove sotto bolle l’acqua. Lui è l’unico a non averlo ancora capito – o forse sono in due, lui e la segretaria del PD, Micaela fanelli – ma l’acqua che bolle e il rischio che corre è quello di fare la fine di un merluzzo lessato. L’acqua che bolle sono innanzitutto i molisani, presi per il naso da tre anni di promesse mancate. Tre anni fa (noi eravamo tra questi) i molisani avrebbero votato anche Belzebù pur di cambiare pagina. Giusta o sbagliata che fosse, l’esperienza del centrodestra e del suo leader, Michele Iorio, era giunta al capolinea. Nessuno, tre anni fa, poteva immaginare che in così poco tempo Frattura avrebbe fatto rimpiangere non solo Iorio ma anche altri statisti di quel tempo. E non è una battuta di spirito la nostra. Alcune mezzetacche di quel tempo, messe a paragone di altre mezzecalzette di questo, fanno davvero la figura degli statisti.
Al di là degli sfasci in ogni settore (sanità e lavoro su tutti), al di dei conflitti di interesse, delle ville e persino della capanna dello Zio Tom (Frattura giura di non saperne nulla né di conoscere questo zio Tom); al di là di tutto quello che di negativo si possa immaginare, la cosa più raccapricciante di questa stagione politica è l’assenza di progettualità. Da tre anni stiamo assistendo ad una politica la cui stitichezza è pari solo alla miopia e al registro rancoroso che l’accompagna. Nessun intervento strutturale che sia stato capace di eliminare le criticità del passato, solo colpi d’accetta. Al Molise non serviva un potatore, per quello bastava chiunque, ma un visionario capace di immaginare il futuro della regione tra dieci o vent’anni. Frattura non solo un progetto per il Molise non ce l’ha, questo è ormai chiaro, ma se ha un’idea del futuro è uno solo: il suo. Sapendo di non essere rieletto nemmeno se Molise Acque immettesse un potente allucinogeno nei tubi, Frattura tenterà la fuga a Roma. Egli è perfettamente integrato nel turborenzismo che sta avvelenando l’Italia, quello che consente ad un ragazzetto (mai eletto) di stare a capo di un governo composto da gente arrivata in Parlamento su piani diametralmente opposti. Come Renzi, egli pensa di farla franca. Tra un anno, invece, saremo già in piena campagna elettorale e la cottura sarà a buon punto. Frattura e i pescetti che gli nuotano attorno, merluzzetti di terza taglia, troveranno sì spazio ma con l’olio e il limone nel piatto. A preparare la pietanza, oltre ai molisani ci penseranno gli addetti ai lavori dentro e fuori dal PD. Ci sarà la corsa a smarcarsi e anche i più fedeli collaborati, davanti ad un presidente bollito, cercheranno una via d’uscita mollandolo. Nessuno, pur di garantirsi la rielezione, vorrà condividere le responsabilità di un uomo solo allo sbando.